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Ti sei chiesto circa l’impatto che ha sull’ambiente il nostro consumo di carne, e di quanto costi al nostro pianeta uno nostro stile di vita onnivoro? Il quantitativo di carne che mangiamo in un solo giorno o una sola settimana incide infatti in modo più significativo di quanto non si pensi. Per saperne di più continua nella lettura.

Introduzione alla questione

Gli allevamenti degli animali da cui proviene la carne che mangiamo hanno un enorme impatto ambientale sul nostro pianeta.

  • Se, quanto alle emissioni di gas serra pensiamo alle mucche come ai cittadini di uno stato, questo stato sarebbe al terzo posto dopo la Cina e gli Stati Uniti.
  • Non solo: il 59% della terra coltivabile viene utilizzata per l’alimentazione degli animali di cui noi mangiamo la carne.
  • Se vi aggiungiamo quella destinata ai pascoli, arriviamo al 75%.
  • Ed ancora: il 60% dei mammiferi del mondo è costituito dal bestiame, cioè dagli animali domestici, e solo il 4% è selvaggio.
  • La Fao stima che il bestiame sia “responsabile” di almeno il 14,5% delle emissioni di gas serra ed anche di gran parte della deforestazione.

Ma c’è di più: oltre al terreno che altrimenti potrebbe essere utilizzato in modo più efficiente per altri prodotti alimentari, gli allevamenti sfruttano ed inquinano anche le risorse idriche ed il suolo. Quello che evidenziamo non si ripromette di convertire i nostri lettori al vegetarianesimo o al veganesimo, ma di aiutarli a sviluppare una sensibilità circa il reale costo ambientale delle scelte che facciamo a tavola. Noi pensiamo che anche senza cambiare il regime alimentare, la sola consapevolezza dei costi ambientali dovuti al consumo di carne può aiutarci a ridurne il consumo. 

Calcolatore Impatto Ambientale della Carne

Allevamenti di animali e risorse idriche

L’acqua è “il nuovo oro”: quest’affermazione può sembrare azzardata alla maggior parte di noi italiani, a quelli del nord sopratutto.Quanto spesso ci lamentiamo infatti per la troppa pioggia? Ma l’Italia non è il mondo. Secondo i dati del World Water Council invece, nel mondo ben 923 milioni di persone non hanno accesso a fonti sicure di acqua potabile. L’acqua sarà sempre più scarsa con l’aumentare della popolazione mondiale, e sarà quindi un serio problema economico-politico. Sono molti i ricercatori che ci dicono che la carenza idrica può portare al prossimo conflitto globale e ad una grande migrazione delle persone. Papa Francesco ha avuto modo di dire a questo proposito: “Mi domando se in questa terza guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo non stiamo andando verso una gran guerra mondiale per l’acqua”. Stando ad alcune recenti stime,

  1. oltre due terzi dei prelievi di acqua dolce sono destinati all’irrigazione per l’agricoltura;
  2. circa il 90% dell’acqua globale viene utilizzata per la coltivazione di prodotti alimentari,
  3. il 59% della terra coltivabile viene utilizzata per produrre il mangime per nutrire gli animali che poi mangiamo.

E’ la produzione di carne bovina che ha bisogno della maggior quantità d’acqua: per produrre 1 kg di carne occorrono oltre 15.000 litri di acqua. Se consideriamo che un italiano consuma in media 241 litri di acqua al giorno e che il consumo medio pro-capite nel Nord Europa è di 180-190 litri, ci rendiamo subito conto di quanto sia “preziosa” la carne bovina.

Allevamenti di animali ed emissioni di gas serra

Gli allevamenti intensivi di animali producono direttamente o indirettamente alcuni gas serra, tra cui i seguenti.

il metano (CH4)

Il metano è il gas serra più significativo che viene associato alla produzione di carne. Il bestiame (cioè gli animali domestici) produce circa il 35-40% delle emissioni globali di metano.

l’ammoniaca (NH3)

Nell’allevamento degli animali, l’ammoniaca proveniente dal letame è la fonte dominante delle emissioni acidificanti. L’industria zootecnica è responsabile nel complesso di circa il 64% delle emissioni totali di ammoniaca, e contribuisce in modo significativo alle piogge acide e all’acidificazione degli ecosistemi.

il protossido d’azoto (N2O) e l’anidride carbonica (CO2)

Noi sentiamo molto parlare di CO₂(anidride carbonica), tuttavia per quanto attiene al riscaldamento globale, il protossido di azoto(N2O) ha un’incidenza potenziale molto più grande rispetto a questa: gli allevamenti di animali ed i fertilizzanti azotati producono protossido di azoto. Secondo l’EPA (Environmental Protection Agency) il suo potenziale di riscaldamento climatico è pari a 310; ovvero su cento anni il protossido di azoto risulta 310 volte più impattante dell’anidride carbonica per unità di massa.

una curiosità: anidride carbonica (CO2) assorbe un albero?

Un’essenza arborea di medie dimensioni che abbi raggiunto la propria maturità e che vegeti in un clima temperato,

  • se trova in un contesto cittadino, assorbe in media tra i 10 e i 20 kg CO2 all’anno (ovvero tra i 192 grammi ed i 384 grammi di anidride carbonica alla settimana);
  • se si trova in un contesto naturale e idoneo alla propria specie, assorbe in media tra i 20 e i 50 kg CO2 all’anno (ovvero tra i 384 grammi ed i 960 grammi di anidride carbonica alla settimana).

NOTA: Noi per comodità, nel nostro calcolatore abbiamo preso come valore di riferimento i 20 Kg di CO2 all’anno, ovvero 384 grammi alla settimana.

Gli allevamenti di animali e lo sfruttamento del suolo

Nel mondo, l’agricoltura occupa circa il 50% della terra abitabile (non inclusi i ghiacciai ed i deserti). L”ottanta percento di questo terreno è utilizzato per coltivare vegetali destinati agli animali. Fatte, queste premesse, secondo uno studio,

  1. se nel mondo si dovesse adottare la dieta indiana media (ricordiamo che gli indù limitano quando non escludono la carne dall’alimentazione), per soddisfare la domanda di carne servirebbe il 55% in meno di terreni agricoli;
  2. se invece si dovesse adottare la dieta americana media, per soddisfare la domanda di carne sarebbe necessario il 178% in più di terreni agricoli: in altre parole, se tutti i cittadini del mondo mangiassero la quantità di carne pro-capite che mangiano gli americani avremmo bisogno di un secondo pianeta terra sul quale estendere parte delle coltivazioni necessarie per nutrire gli animali con cui sfamarci.

Gli allevamenti di animali e l’inquinamento delle acque

La parola eutrofizzazione sta ad indicare un eccessivo arricchimento di un ambiente (acquatico sopratutto) di nutrienti, principalmente di azoto o di fosforo (ioni fosfato). L’eutrofizzazione provoca delle fioriture di alghe che possono essere tossiche per gli animali e per le persone. Ma possono essere anche molto dannose per l’ecosistema (zone morte, decessi di pesci, diminuzione della biodiversità, invasione di nuove specie). La produzione di alimenti è responsabile di circa il 78% dell’eutrofizzazione globale: quella di carne contribuisce a una parte significativa dell’eutrofizzazione agricola, ad esempio la produzione di carne rossa ha un impatto ambientale da 10 a 100 volte maggiore di quella di un alimento di origine vegetale. Un’altro problema ambientale dovuto all’allevamento intensivo riguarda il rischio di inquinamento delle acque superficiali e di falda da parte degli spargimenti dei reflui: soprattutto azoto/nitrati e fosforo, con i conseguenti fenomeni di eutrofizzazione.

Come ridurre l’impatto ambientale dovuto ai nostri comportamenti

Quanto  dei cambiamenti delle proprie abitudini e stili di vita, volti a ridurre questo impatto, come suggerisce Jonathan Safran Foer, l’autore del libro Possiamo salvare il mondo, prima di cena (Guanda) In ordine decrescente, i possibili cambiamenti delle proprie abitudini e stili di vita volti a ridurre questo tipo di impatto.

  1. pur senza eliminare i prodotti animali dalla propria dieta, non mettere in tavola prodotti di origine animale prima della cena, oppure
  2. non assumere nessun tipo di carne (790 CO₂ kg / anno), oppure, per i più radiali
  3. eliminare completamente dalla propria dieta i prodotti di origine animale.

Questi altri, invece, sono nell’ordine i tre più grossi contributi che noi singolarmente possiamo dare alla causa ambientalista:

  1. eliminare completamente dalla nostra dieta i prodotti di origine animale. 
  2. utilizzare dei sistemi di riscaldamento e materiali isolanti ad alta efficienza.
  3. viaggiare il meno possibile in aereo.

Fonti

  • https ://www.wired.it/play/libri/2019/08/29/possiamo-salvare-mondo-safran-foer-recensione/
  • https ://www.essereanimali.org/2017/06/201706quanto-inquinano-gli-allevamenti-intensivi-in-italia/
  • https ://www.linkedin.com/pulse/what-reduces-our-personal-co2-footprint-we-have-clue-frank-bilstein/
  • https ://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/22/giornata-mondiale-dellacqua-a-rischio-quella-potabile-per-quasi-un-miliardo-di-persone-problema-in-italia-e-depurazione/3467709/
  • https ://www.inabottle.it/it/ambiente/Italia-consumo-acqua-pro-capite
  • https ://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0959378016302370?via%3Dihub
  • https ://blog.ecolstudio.com/emissioni-co2-assorbimento-alberi/
  • https ://www.quattroruote.it/news/eco_news/2010/01/15/consumi_ed_emissioni_per_capirne_di_pi%C3%B9.html%22
  • https: //science.sciencemag.org/content/360/6392/987
  • https ://www.omnicalculator.com/ecology/meat-footprint
  • https://www.quattroruote.it/news/eco_news/2010/01/15/consumi_ed_emissioni_per_capirne_di_pi%C3%B9.html

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