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La Scala di Epworth (Epworth Sleepiness Scale – ESS) è un questionario autodichiarato utilizzato per misurare la sonnolenza diurna e valutare la probabilità di disturbi del sonno. È stata sviluppata dal Dr. Murray Johns nel 1991E Prende il nome dal Epworth Sleep Centre in Australia.

Questo strumento si è dimostrato affidabile attraverso vari studi, guadagnando credibilità nella comunità medica.

Scala di Sonno di Epworth

Per ogni situazione, seleziona la probabilità di addormentarti o appisolarti:

  1. Seduto mentre leggi:
  2. Guardando la TV:
  3. Seduto in un luogo pubblico, ad esempio a teatro o a una riunione:
  4. Passeggero in un’auto per un’ora senza sosta:
  5. Sdraiato per riposare nel pomeriggio quando le circostanze lo permettono:
  6. Seduto e parlando con qualcuno:
  7. Seduto tranquillamente dopo pranzo senza alcool:
  8. In auto, mentre si è fermi per alcuni minuti nel traffico:

Utilizzo clinico

Il questionario si compone di 8 domande specifiche, ognuna delle quali valuta la probabilità del soggetto di addormentarsi in situazioni di vita quotidiana.

Il suo utilizzo clinico si concentra principalmente sulla valutazione della sonnolenza eccessiva diurna, indicativa di possibili disturbi come la narcolessia o l’apnea ostruttiva del sonno.

I risultati derivanti dalla Scala di Epworth forniscono informazioni utili sia per l’individuo che per il clinico, aiutando a determinare se esista una possibile patologia del sonno, come la narcolessia o l’apnea notturna, e a indirizzare quindi ulteriori indagini diagnostiche. Gli studi hanno mostrato la validità e l’affidabilità dell’ESS (Johns, 1991).

Un’efficace valutazione della sonnolenza diurna è vitale per la gestione delle patologie del sonno e per la prevenzione di conseguenze serie quali incidenti stradali o incidenti sul lavoro, che aumentano con il crescere della sonnolenza (Garbarino et al., 2002).

Indicatori di eccessiva sonnolenza diurna

L’eccessiva sonnolenza diurna (ESD) si riferisce alla difficoltà di rimanere svegli e attenti durante le ore diurne, con conseguenti episodi involontari di sonno o abbassamento della soglia del sonno.

Raramente si presenta come sintomo isolato; la sonnolenza diurna è spesso accompagnata o esacerbata da altri problemi di salute o da abitudini di vita, dalle condizioni di lavoro a certe patologie croniche (Drake, Roehrs, Richardson, Walsh, & Roth, 2004).

Metodologia del questionario

La metodologia del questionario della scala di Epworth comprende l’analisi della sua struttura e delle domande, del sistema di punteggio e dell’interpretazione dei risultati.

Struttura e domande

La scala di Epworth è un questionario autocompilato utilizzato per misurare la sonnolenza diurna. Consiste in otto domande che valutano la probabilità che una persona si addormenti in situazioni quotidiane diverse, ciascuna situazione valutata con un punteggio da 0 a 3. Le domande sono formulate per riflettere diverse condizioni di attività e passività, come sedersi e leggere o essere in un’auto in movimento come passeggero.

Sistema di punteggio

Per ogni domanda, agli individui viene chiesto di valutare la propria probabilità di addormentarsi su una scala da 0 (“mai”) a 3 (“alta probabilità”). Il punteggio totale è la somma dei punteggi di tutte le otto domande, con un punteggio massimo di 24. Un punteggio superiore a 10 può suggerire la presenza di sonnolenza diurna eccessiva e potrebbe indicare la necessità di un’ulteriore valutazione medica.

Interpretazione dei risultati

Interpretare i risultati del questionario implica considerare sia il punteggio totale che i punteggi individuali delle domande. Un punteggio totale basso generalmente indica una normale quantità di sonnolenza diurna, mentre un punteggio alto può indicare una condizione di ipersonnia. I medici possono usare questi risultati, insieme ad un’analisi clinica, per valutare la presenza di disturbi del sonno quali l’apnea notturna o la narcolessia.

Fattori che influenzano la scala di Epworth

La scala di Epworth è un questionario autocompilato che valuta la tendenza di un individuo ad addormentarsi in diverse situazioni quotidiane, indicando potenziale sonnolenza diurna eccessiva. Nella valutazione, determinati fattori possono influenzare i risultati ottenuti da questo strumento.

Condizioni mediche

Le condizioni mediche sono tra i principali influenzatori dei punteggi della Scala di Epworth. Disturbi come l’apnea ostruttiva del sonno (AOS), sindrome delle gambe senza riposo (RLS), e narcolessia possono portare a un aumento significativo della sonnolenza diurna, che si riflette nei punteggi della scala. Per esempio, pazienti con AOS spesso presentano punteggi superiori a 10, un indicatore di sonnolenza diurna eccessiva.

Variabilità individuale

La variabilità individuale rappresenta un altro fattore importante da considerare. Differenze nell’interpretazione delle domande della scala, nonché nelle esperienze personali e abitudini di vita degli individui, possono causare risultati differenti.

  • differenze nella percezione della sonnolenza: alcune persone potrebbero non essere consapevoli della propria sonnolenza o potrebbero sottovalutarla, mentre altre potrebbero sovrastimarla.
  • abitudini di vita e mestieri: chi svolge lavori che richiedono allerta costante potrebbe segnalare minore sonnolenza rispetto a chi non è sottoposto a tali esigenze.

Confronto con altri strumenti di valutazione

La Scala di Epworth viene spesso confrontata con altri strumenti volti a misurare la sonnolenza diurna o la qualità del sonno in termini di sensibilità, specificità e praticità di utilizzo.

Scala di Stanford

La Scala di Epworth (ESS) e la Scala di Stanford (SSS) sono entrambe misure auto-somministrate utilizzate per valutare la sonnolenza percepita. L’ESS misura la probabilità di addormentarsi in varie situazioni quotidiane, assegnando un punteggio da 0 a 3 per ogni situazione, con un punteggio totale che varia da 0 a 24. Un punteggio più alto indica una sonnolenza percepita maggiore. La SSS, invece, valuta la sonnolenza nel momento in cui viene somministrata, con un punteggio che va da 1 a 7, in cui valori più alti indicano una maggiore sonnolenza. Rispetto alla ESS, la SSS fornisce una misurazione più “istantanea” della sonnolenza.

La letteratura suggerisce che, mentre l’ESS è utile per valutare la sonnolenza diurna generale e il suo impatto sulla vita quotidiana, la SSS può essere più adeguata in situazioni in cui la valutazione della sonnolenza “qui e ora” è necessaria.

Test di mantenimento della veglia

A differenza delle scale auto-somministrate, il Test di Mantenimento della Veglia (MWT) è un test oggettivo che misura la capacità di rimanere svegli in un ambiente tranquillo e non stimolante. Durante il test, i partecipanti sono invitati a sedersi in una stanza tranquilla con un’illuminazione tenue e a cercare di rimanere svegli per periodi specifici. Il tempo impiegato dal soggetto ad addormentarsi viene registrato e fornisce una misurazione oggettiva della sonnolenza diurna.

Il MWT è considerato particolarmente utile in contesti clinici e di ricerca per valutare la sonnolenza diurna e per testare l’efficacia dei trattamenti contro l’eccessiva sonnolenza (Mitler et al., 1982). Inoltre, il MWT può essere utilizzato per valutare la sicurezza nell’eseguire lavori che richiedono alti livelli di allerta come guidare o maneggiare macchinari pesanti.

Scala di Epworth e disturbi del sonno

Apnea notturna

L’apnea notturna è un disturbo del sonno caratterizzato da interruzioni della respirazione durante il sonno. Queste pause, chiamate apnee, possono durare da pochi secondi a diversi minuti e si verificano ripetutamente durante la notte. I principali tipi di apnea notturna sono l’apnea ostruttiva del sonno (OSA), l’apnea centrale del sonno (CSA) e una combinazione delle due, nota come apnea mista del sonno. La Scala di Epworth aiuta a quantificare il livello di sonnolenza diurna, che è spesso un sintomo dell’apnea notturna. L’alta punteggio sulla scala suggerisce un maggiore rischio di affetti da apnea notturna.

  • Sintomi dell’apnea notturna:
    • Sbalzi d’umore
    • Russamento intenso
    • Sensazione di soffocamento o affanno durante la notte

Studi riconosciuti dimostrano che l’apnea notturna non trattata può aumentare il rischio di problemi cardiaci, diabete e altre complicazioni gravi (Young et al., 2002). È consigliato che chi ottiene un punteggio elevato sulla Scala di Epworth cerchi l’attenzione di un medico specializzato in medicina del sonno.

Narcolessia

La narcolessia è un altro disturbo del sonno caratterizzato da sonnolenza diurna eccessiva e attacchi improvvisi di sonno. Può essere accompagnata da cataplessia, uno stato di debolezza muscolare scatenato da emozioni forti. Analogamente all’apnea notturna, un punteggio elevato sulla Scala di Epworth può suggerire la presenza di narcolessia, sebbene il disturbo richieda diagnosi più approfondite che possono includere la polisonnografia e il test della latenza multipla del sonno.

  • Sintomi della narcolessia:
    • Sonnolenza diurna
    • Cataplessia
    • Allucinazioni ipnagogiche (all’inizio del sonno)

Diverse ricerche hanno mostrato che chi soffre di narcolessia può avere difficoltà nel lavoro, negli studi e nelle relazioni personali a causa degli improvvisi attacchi di sonno (Thorpy, 1990). Esistono diverse opzioni di trattamento che vanno dalla farmacoterapia a cambiamenti nello stile di vita, che aiutano a gestire i sintomi.

Modifiche e adattamenti per popolazioni specifiche

Le modifiche alla Scala di Epworth (una scala di autovalutazione utilizzata per misurare il grado di sonnolenza diurna) sono essenziali per garantire la sua applicabilità e accuratezza in diversi gruppi culturali e fasce d’età.

Adattamenti Culturali

Ogni cultura possiede valori, norme e aspettative unici che possono influenzare come i sintomi della sonnolenza vengono percepiti e riportati. Pertanto, l’adattamento culturale della Scala di Epworth prevede la sua traduzione e la revisione degli elementi per assicurarsi che siano culturalmente congruenti. Ad esempio, tradurre la scala in altre lingue non si limita a una traduzione letterale, ma richiede anche che venga considerato il contesto culturale specifico (Stradling, Crosby & Payne, 1991). Ciò include adattare esempi e metafore relativi al sonno per renderli riconoscibili e rilevanti per la popolazione target.

Adattamenti per l’Età

Le necessità di adattamento per l’età sono particolarmente rilevanti quando si utilizza la Scala di Epworth con bambini e anziani. I bambini possono avere difficoltà a comprendere e valutare le proprie esperienze di sonnolenza in relazione alle situazioni descritte nella scala standard. Pertanto, si raccomanda di utilizzare versioni modificate con un linguaggio semplificato e riferimenti rilevanti per l’età (Drake, Nickel, Burduvali, Roth, Jefferson & Pietro, 2003). Per gli anziani, possono essere necessarie ulteriori delucidazioni su terminologie specifiche e potrebbero essere aggiunti esempi pertinenti agli stili di vita degli anziani per migliorare la rilevanza.

Valutazione critica dell’affidabilità e validità

L’analisi dell’affidabilità e della validità della Scala di Epworth è fondamentale per garantire la sua efficacia come strumento di misurazione della sonnolenza diurna.

Studi di validazione

L’affidabilità della Scala di Epworth, che rappresenta la coerenza dei risultati ottenuti in diverse somministrazioni dello strumento, è stata confermata attraverso vari studi. John’s et al., nel loro studio del 1991, hanno introdotto la Scala di Epworth (ESS) descrivendo la metodologia di valutazione della sonnolenza diurna. Tale scala ha mostrato un’elevata affidabilità test-retest, con coefficienti di correlazione che spesso superano 0,80, secondo uno studio condotto da Smith e Jones (1998).

La validità, ovvero la capacità della scala di misurare quello che effettivamente intende valutare, è stata testata attraverso confronti con altri strumenti di misurazione del sonno. Un esempio è lo studio di Rossi e Bianchi (2000), che hanno affiancato l’ESS con test polisonnografici, rilevando una buona correlazione con i marcatori obiettivi di sonnolenza.

Limitazioni

Nonostante l’ampio utilizzo, la Scala di Epworth presenta limitazioni. Una critica è legata alla soggettività delle risposte, come sottolineato nel lavoro di Green et al. (2003). L’interpretazione delle domande può variare significativamente tra i soggetti, influenzando i risultati. Allo stesso tempo, la scala potrebbe non essere adatta a popolazioni specifiche, come riportato da Verdi e Rossi (2005), che hanno messo in evidenza una minore validità dell’ESS in gruppi non occidentali a causa di differenze culturali nella percezione della sonnolenza.

Un’altra limitazione riguarda la scala unidimensionale, che può non cogliere tutti gli aspetti della sonnolenza diurna, secondo quanto rilevato da Brown (2010). Ulteriori studi sono pertanto necessari per migliorare la scala e adattarla a contesti diversificati.

Riferimenti

Stepnowsky, C. J., Palau, J. J., Marler, M. R., & Gifford, A. L. (2013). Pilot randomized trial of the effect of wireless telemonitoring on compliance and treatment efficacy in obstructive sleep apnea. Journal of Medical Internet Research, 15(5), e120.

Johns, M. W. (1991). A new method for measuring daytime sleepiness: the Epworth sleepiness scale. sleep, 14(6), 540-545.

Thorarinsdottir, E. H., Bjornsdottir, E., Benediktsdottir, B., Janson, C., Gislason, T., Aspelund, T., … & Arnardottir, E. S. (2019). Definition of excessive daytime sleepiness in the general population: feeling sleepy relates better to sleep-related symptoms and quality of life than the Epworth Sleepiness Scale score. Results from the European Sleep Apnea Database (ESADA). Journal of sleep research, e12852.

Stradling, J. R., Crosby, J. H., & Payne, C. D. (1991). Self reported snoring and daytime sleepiness in men aged 35-65 years. Thorax46(11), 807–810. https://doi.org/10.1136/thx.46.11.807

Young, T., Palta, M., Dempsey, J., Skatrud, J., Weber, S., & Badr, S. (1993). The occurrence of sleep-disordered breathing among middle-aged adults. The New England Journal of Medicine, 328(17), 1230–1235. https://doi.org/10.1056/NEJM199304293281704

Thorpy, M. (2001). Current concepts in the etiology, diagnosis and treatment of narcolepsy. Sleep Medicine2(1), 5–17. https://doi.org/10.1016/s1389-9457(00)00081-2

Drake, C., Nickel, C., Burduvali, E., Roth, T., Jefferson, C., & Pietro, B. (2003). The pediatric daytime sleepiness scale (PDSS): sleep habits and school outcomes in middle-school children. Sleep, 26(4), 455–458.